Il DASPO è l'acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive, ma viene comunemente chiamato Daspo. Si tratta di una sanzione amministrativa che può essere inflitta alle persone che commettono determinate infrazioni durante le manifestazioni sportive, come ad esempio la violenza, il razzismo o il lancio di oggetti.
Il Daspo prevede il divieto di accedere a tutte le manifestazioni sportive per un periodo che va da sei mesi a cinque anni, a seconda della gravità dell'infrazione commessa.
Durante il periodo di divieto, la persona sanzionata non può entrare negli stadi o partecipare ad altre manifestazioni sportive, pena l'applicazione di sanzioni penali più gravi.
Il Daspo è stato introdotto in Italia nel 1989 per contrastare la violenza negli stadi, ed è stato successivamente esteso anche ad altri reati commessi durante le manifestazioni sportive.
La sua applicazione è disciplinata dalla legge italiana e prevede che la sanzione sia decisa da un'autorità amministrativa, di norma il prefetto della provincia in cui è avvenuta l'infrazione.
Il DASPO non è un reato penale, ma una sanzione amministrativa che può essere inflitta a seguito di un comportamento illecito commesso durante una manifestazione sportiva.
La sanzione è prevista dall'ordinamento italiano, in particolare dalla Legge n. 401 del 1989, che ha introdotto il divieto di accesso alle manifestazioni sportive per contrastare la violenza negli stadi.
Il Daspo viene comminato dall'autorità amministrativa competente, di norma il prefetto della provincia in cui è avvenuta l'infrazione, ed è finalizzato a prevenire il ripetersi di comportamenti violenti o illeciti durante le manifestazioni sportive.
Se la persona sanzionata viola il Daspo e cerca di accedere comunque ad una manifestazione sportiva, può commettere un reato penale e essere punita con l'arresto fino ad un anno e una multa fino a 1.032 euro, ai sensi dell'art. 12-bis della Legge 401/89.
È possibile ricorrere contro il Daspo. La persona sanzionata ha il diritto di impugnare la decisione dell'autorità amministrativa competente, presentando ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) entro 60 giorni dalla notifica della sanzione.
Il ricorso deve essere presentato per iscritto e motivato, indicando le ragioni per cui si ritiene ingiusta o eccessiva la sanzione comminata. Il giudice del TAR valuterà se la sanzione è stata inflitta in modo corretto e nel rispetto della legge, e potrà decidere di confermare, annullare o modificare la decisione dell'autorità amministrativa.
In ogni caso, è importante sapere che il ricorso non ha effetto sospensivo sulla sanzione. Ciò significa che, anche se si decide di impugnare la decisione, il divieto di accesso alle manifestazioni sportive rimane in vigore fino alla decisione definitiva del giudice.
È quindi importante valutare attentamente le possibilità di successo del ricorso e di eventuali alternative, come la partecipazione a percorsi di riabilitazione o la richiesta di una riduzione della sanzione in base alle circostanze specifiche del caso.