Processo “italiano” e processo “americano”

15 Giugno 2020

Come è potuto accadere che il processo "italiano" abbia voluto scimmiottare il processo "americano"? Come è noto, dal 1989 il Legislatore ha “riscritto” il Codice di Procedura Penale, cambiando totalmente la natura del processo.

Fino ad allora era in vigore il c.d. “Codice Rocco”, che prevedeva un processo che i più chiamavano “inquisitorio”.

Nell'ambito di un movimento ideologico-culturale , si pensò di creare un Codice di Procedura Penale diverso per offrire più garanzie alla difesa.

Purtroppo, pur essendo le premesse ideologiche esatte, i risultati sono stati completamente ribaltati ed è nato così il "processo italiano" che nulla ha a che vedere con il processo "americano".

Sicché, i giuristi non ideologizzati si sono resi conto che forse era molto più garantista il codice soppresso che quello nuovo; che, volendo “scimmiottare” il processo di tipo anglosassone, tale riforma ha contribuito soltanto a creare una gran confusione ed una pessima riproduzione del processo accusatorio.

In quest’ultimo modello, la verità processuale veniva a creare in Aula sotto l’impulso delle parti, tutta oralmente, e sotto la direzione di un Giudice completamente terzo che avrebbe poi deciso quali delle due parti processuali aveva prospettato la tesi vincente.

Si è tuttavia trattato soltanto di una pia illusione.

Oggi il Giudice decidente non solo non è “terzo” estraneo alla contesa, ma è diventato, il più delle volte, anch'esso una “parte” processuale, adiacente alla Pubblica accusa.

La valvola di sfogo con cui avviene tale innaturale ribaltamento di ruoli è quella contenuta nell'art. 507 c.p.p., mediante la quale il Giudice può far posticipare i testimoni d’Accusa dopo quelli della Difesa; cosa che succede il più delle volte quando il P.M. “dimentica” di presentare nei termini la lista testimoniale; oppure non è riuscito a raccogliere con i testi introdotti una sufficiente prova per addivenire alla condanna dell’imputato.

Inutile dire che in America il Sistema è completamente diverso e conserva equilibri e garanzie inimmaginabili rispetto a questa larva di processo accusatorio che ci troviamo addosso.

Pertanto, pur non essendo attuabile in Italia tale sistema per motivi principalmente religiosi, storici e culturali, sarebbe in ogni caso preferibile rispetto a questo “deforme” processo penale italiano vivente.

Avv. Mario De Caprio
L'avvocato De Caprio penalista oltre a essere titolare dell’omonimo Studio Legale con sede a Roma, è da anni avvocato abilitato al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori; patrocinio che esercita abitualmente assistendo le parti nella predisposizione dei ricorsi e nelle discussioni innanzi alla Corte di Cassazione con sede a Roma.
Ha difeso in circa 70 processi in quasi tutte le Corti d’Assise di Italia.
Ha difeso personaggi molto noti (della finanza, della politica, dello sport e dello spettacolo) anche in procedimenti di grande rilevanza mediatica. Il campo elettivo di attività è il diritto penale d’impresa: ha difeso numerosi amministratori e dirigenti in noti processi penali per reati societari, fallimentari, bancari, finanziari, tributari, informatici, urbanistici, ambientali e doganali..

Penalista Cassazionista

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