Dopo il dibattito che è scaturito negli scorsi giorni, in seguito alla pronuncia della Corte Costituzionale del 23 ottobre, che aveva stabilito l’incostituzionalità dell’art.4 bis O.P. nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche ai condannati per mafia, è arrivata anche la dichiarazione della vice presidente della Consulta la dott.ssa Marta Cartabia a spiegare i motivi di tale decisione: perché è giusto dare i permessi premio ai mafiosi.
Numerosi sono stati i politici e gli opinionisti che si scagliarono contro la decisione della Corte Costituzionale nei giorni passati.
Ebbene molti ignorano come questa decisione sia stata presa anche a seguito del “viaggio” intrapreso dai Giudici della Consulta all'interno delle carceri italiane.
Dodici sono state le tappe affrontate dai Giuristi nei vari istituti di pena, tra cui si annoverano personalità come quelle di Giuliano Amato, Giorgio Lattanzi e per l’appunto Marta Cartabia.
Finalmente i Giudici si sono confrontati con i detenuti, potendo osservare da vicino lo stato “indecoroso” in cui versano molte delle carceri italiane, in cui i detenuti sono “ammassati” in spazi vitali sempre più ridotti, costretti a scontare una pena nella pena, una realtà che gli avvocati penalisti conoscono molto bene e con la quale si confrontano quotidianamente.
La Corte di Giustizia Europea ha più volte condannato l’Italia proprio per le condizioni inumane, in cui i detenuti nel nostro paese si trovano a scontare la pena.
Ebbene a margine di questo viaggio il vice presidente Cartabia ha ricordato come la funzione della pena nel nostro ordinamento, abbia finalità rieducative, tesa quindi al reinserimento del detenuto nella società, una volta che la stessa sia stata scontata per intero.
Nell'ambito dell’espiazione della pena, trovano spazio anche i “permessi-premio”, che vengono concessi ogni qualvolta il detenuto abbia dato dimostrazione di meritarli.
Ha spiegato la Cartabia, che lo scopo della legge non è quello di concedere in maniera indiscriminata i permessi a chiunque lo richieda, ma il giudice di sorveglianza dovrà ponderare caso per caso, dando però la possibilità anche ai condannati per mafia di poterne beneficiare, rimanendo comunque nei loro confronti una presunzione di colpevolezza.
Questa decisione apre finalmente la strada affinché possano riconoscersi in Italia i più elementari diritti anche a coloro che hanno un conto da pagare con lo stato, perché chi ha sbagliato è giusto che paghi: pene certe sì, ma anche carceri in cui la pena non si trasformi in una tortura: perché é giusto dare i permessi premio anche ai "mafiosi".