La vicenda della “presunta” violenza sessuale che sarebbe stata commessa nella Circumvesuviana di Napoli è arrivata ad un punto di svolta, in seguito alla scarcerazione dell’ultimo dei ragazzi accusati dello stupro ed è un esempio emblematico di come le misure cautelari a volte vengano utilizzate come veri e propri mezzi di "tortura".
Nei giorni precedenti si sono succeduti politici, giornalisti ed opinionisti vari, tutti pronti a stigmatizzare il lavoro dei Giudici del Tribunale del Riesame di Napoli, che pian piano aveva fatto luce su quell’episodio, dimostrando come la giovane ragazza di 24 anni si fosse inventata tutto.
L’opinione pubblica senza nemmeno conoscere le carte processuali, si è schierata compatta contro i 3 ragazzi. Lo stesso Vice Premier Di Maio aveva mosso pesantissime accuse nei confronti dei Giudici.
La vicenda è approdata fino in Parlamento, spingendo alcuni deputati ad avanzare anche la richiesta dell’introduzione di una legge che potesse prevedere la castrazione chimica per gli stupratori.
Nessuno ora però si preoccupa di quei 3 ragazzi innocenti, che hanno passato un mese in carcere senza motivo.
Messi alla gogna pubblica, tacciati di un reato infamante, hanno dovuto passare un mese in carcere in attesa che si facesse luce sull’intera vicenda, rinchiusi in delle sezioni speciali dove vengono normalmente collocati stupratori, pedofili e violentatori: chi restituirà a quei 3 ragazzi i giorni passati in cella dietro delle sbarre?
Invece di portare avanti dibattiti per l’introduzione di misure volte a mortificare sempre di più l’essere umano, sarebbe ora di aprire un serio e profondo dibattito sulla corretta applicazione delle misure cautelari. Urge una riflessione da parte del Parlamento e degli operatori di Giustizia, per arrivare quanto prima ad una riforma sostanziale delle misure custodiali.
Non è più possibile accettare che nelle nostre carceri quasi il 50% percento dei detenuti sia ristretto per applicazione di ordinanze di custodia cautelare e non in seguito ad una sentenza di condanna.
Le misure cautelari non deve essere un mezzo di tortura del terzo millennio.