La truffa delle società cartiere è uno degli stratagemmi utilizzati negli ultimi anni per eludere il fisco, quella che in gergo viene chiamata truffa “carosello”. Vengono costituite delle società cosiddette “cartiere” che servono proprio a produrre false fatture (carte) proprio per costituire crediti IVA inesistenti.
Il “reverse charge” è un meccanismo di applicazione dell’IVA in cui l’acquirente del bene è tenuto a registrare la fattura del cedente comunitario in modo particolare. La fattura deve essere integrata con l’ammontare dell’IVA e deve essere registrata sia tra gli acquisti che tra le cessioni.
Il cessionario italiano ha facoltà di detrarsi l’IVA a norma dell’articolo 19 del DPR n 633/72, con la conseguenza che l’acquisto risulta neutro ai fini IVA per l’acquirente.
Qualora quest’ultimo rivenda il bene all'interno del territorio dello Stato dovrà applicare l’IVA ed il suo cessionario, soggetto passivo dell’imposta, acquisirà il diritto a detrarla.
Il meccanismo fraudolento della “frode carosello” si basa su operazioni triangolari tra paesi membri della Comunità Europea e con l’introduzione di una o più società che fanno da filtro.
La truffa è volta ad aggirare la normativa sul regime dell’IVA degli acquisti intracomunitari, proprio con la realizzazione di operazioni fittizie. In questo modo si mettono in piedi operazioni inesistenti che hanno come unico scopo quello di arrivare a detrarre crediti IVA inesistenti.
Sono numerosi i casi di società che hanno aperto succursali in paesi fiscalmente agevolati proprio per celare operazioni di questo tipo.
Spesso vengono nominati amministratori nullatenenti, di solito anziani, che fungono da veri e proprie "teste di legno" a copertura dei soggetti che vogliono rimanere anonimi difronte al fisco.
Le "truffe carosello" riescono a sfruttare le lacune della nostra legislazione ed il ritardo con cui l'Agenzia delle Entrate, spesso e volentieri accumula nell'effettuare i controlli incrociati tra le fatture emesse e gli spostamenti di denaro.
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